Il problema della sicurezza è lontano dall'essere risolto. Polizia e carabinieri fanno il loro dovere. Certo sono stati tagliati loro dei fondi, ma il governo ha integrato le loro forze con dei baldi giovani volenterosi di andare in giro di notte armati solo di senso civico e pettorina a presidiare le nostre strade (come quelli della "
Guardia Nazionale Italiana"). Ma non c'è niente da fare. La vita non è un film dove i buoni alla fine vincono sempre. Nelle nostre città c'è ancora gente che va in giro a importunare le persone oneste, che pagano le tasse, che si fanno un mazzo così per permettersi orologi da 17mila euro e macchine da 200mila. Non è reato guadagnare e permettersi beni di lusso. Il reato è (o dovrebbe essere) il furto. Nel Nord Italia il problema è più sentito. Troppi immigrati, gente che vuole rubare il lavoro agli italiani. Si, rubare. Pure quello. Non si accontentano di orologi e macchine, ora vogliono anche i nostri lavori.
E così quello che è successo ieri a Milano è stato un vero moto di riappropriazione. Noi italiani ci siamo inventati il furto dell'orologio ai polsi di automobilisti fermi al semaforo ed è giusto che noi italiani continuiamo a farlo. Magari le tecniche cambiano, ma la sostanza no.
E se le vittime sono persone di colore è meglio. Impareranno che certe tradizioni si rispettano e non si estirpano.
E se nel medesimo giorno un ungherese tenta di rubare anche la macchina allo stesso tipo di colore?
It's globalization baby!
La storia dei furti a Muntari.
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