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sabato 13 giugno 2009

Prima "Repubblica"

E' un pò di giorni che mi frulla in testa. Ne sono convinto, ma a tutti coloro che ne parlo sembra un'idea fuori di testa. "Repubblica" è un partito politico. Certo, molte delle definizioni date dai politilogi mi smentiscono immediatamente. Se seguissimo la definizione di Sartori ("un partito è un qualsiasi gruppo politico identificato da un'etichetta ufficiale che si presenta alle elezioni ed è capace di collocare attraverso le elezioni candidati alle cariche pubbliche"), per esempio, si potrebbe dire che mai su nessuna scheda elettorale è apparso il logo di Repubblica. Senza voler convincere nessuno riporto qui qualche frase presa dal libro-speciale che ha fatto proprio Repubblica due anni fa in occasione del suo 30° anniversario.

"Mi si chiederà quale fosse e quale sia questo progetto del quale tanto si è parlato e tanto ancora si parla al punto di far dire a molti nostri sostenitori a anche a molti nostri critici che Repubblica è un partito. O meglio un giornale-partito. O se volete, un partito sotto forma di giornale.
Ebbene, in un certo senso è vero proprio perchè siamo nati all’insegna di quel famoso progetto condiviso. Che però, nel caso d’un giornale non è e non può essere, come accade per un partito, la conquista del potere. Un grande giornale può avere influenza sull’opinione pubblica. Può contribuire alla formazione d’un modo di sentire, di comportarsi; può educare civilmente e culturalmente i suoi lettori, orientarne le scelte. Subirne a sua volta lo stimolo ed esprimerne le volontà".


"Veniamo al dunque: noi volevamo e vogliamo tuttora contribuire alla formazione di un Paese attento e partecipe di valori come l’innovazione, l’efficienza, la moralità pubblica, la solidarietà civile e sociale, l’eguaglianza dei punti di partenza, lo stato di diritto, la laicità, la costruzione dell’Europa, il mercato e le regole che lo disciplinano. Il tutto animato dallo spirito di libertà. E’ chiaro che si tratta d’un progetto culturale, etico-politico. "
Eugenio Scalfari

"Il nostro quotidiano è nato per informare e per orientare i lettori-cittadini, perchè così ha voluto il genio giornalistico Eugenio Scalfari: orientare semplicemente fornendo tutti gli elementi della conoscenza e dell’intelligenza dei fatti, con l’esercizio in più del dovere di prendere posizione, spiegando ogni volta qual è l’opinione del giornale".

"Quando qualcuno in questi trent’anni ha ripetuto la formula vecchia e intellettualmente pigra del giornale-partito, ho sempre risposto che in realtà Repubblica è molto di meno e qualcosa di più, dunque è totalmente un’altra. Di meno perchè è un giornale che ha al primo posto il dovere di informare, e non pensa a interferire con l’autonomia della politica, cui spetta in una società democratica stare a capotavola, tenere il mazzo, distribuire le carte, disciplinando lo scontro e il confronto tra gli interessi legittimamente in campo con l’interesse generale. Di più, perchè il giornale ha la possibilità di prendere posizione quotidianamente su tutte le vicende degne di essere analizzate, e può farlo in modo trasparente e libero, senza rispondere a verità precostituite, appesantimenti ideologici, linee politiche".

"C’è un sentimento di appartenenza fortissimo e probabilmente unico, tra questo giornale e il suo pubblico, con una partecipazione molto alta in ogni momento cruciale della vita nazionale, in ogni momento topico della vita del giornale. Il risultato è una capacità di influenza reciproca in uno scambio continuo e alla pari, che alla fine è una testimonianza di identità e persino di rappresentanza, nel senso generoso, gratuito e appassionato in cui questa funzione di rappresentanza può essere svolta da un giornale".
Ezio Mauro

Infine per agginungere un altro elemento, riporto qui ciò che scrive Paolo Murialdi l'autore di "Storia del giornalismo italiano", il libro in cui nelle Università italiane si studia la materia:

"La nascita de “Il Giornale “ di Montanelli e de "La Repubblica" di Scalfari, al di là delle contrapposte articolazioni politiche va vista in questo contesto. Queste due testate segnano l’accrescimento della funzione di intervento politico e di orientamento che ha sempre caratterizzato i quotidiani di informazione."

1 commento:

  1. cominciamo con politologhi/politologi. il primo termine sarà anche ammesso all'uso ma è orribile, quindi cambialo. questione repubblica giornale/repubblica partito politico. se anche fosse vero che repubblica è un partito politico, in un paese come il nostro, dove fino a venti anni fa a sinistra il pci eleggeva il segretario che rimaneva in carica a vita come il papa e al centro qualunque cosa accadesse tutto rimaneva imperturbabilmente uguale a se stesso, ed oggi abbiamo il partito del padrone da un lato e il nulla dall'altro, il povero ezio mauro cosa dovrebbe fare? il suo giornale è piu o meno illegibile come tutti gli altri. forse potrebbe pensare di piu a come migliorarlo. ed è storia che repubblica abbia perso tutte le battaglie politiche sostenute negli anni, da craxi a de mita a berlinguer. quindi caro 19 marzo, se posso permettermi un modestissimo consiglio, comincia ad occuparti d'amore. di persone. di rapporti e relazioni. conta molto di piu la posta del cuore di tutto il resto. dedicatici. un po di sanissimo privato su cui riflettere contro la sciatta pornografia di questi tempi politicamente ridicoli.

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