Un giornale è un giornale, non un partito. Se sbaglia la linea politica lo si giudica sulle copie, non sui voti.
Ribadisco che non definire Repubblica un partito politico mi risulta difficile. Ma andiamo avanti. Ho seguito l'indicazione di Berselli e sono andato a vedere la diffusione dei giornali italiani (che si misura attraverso la somma delle copie vendute, in edicola, su abbonamento o in blocco, e di quelle distribuite gratuitamente).
Aprile 2008 (quando ci sono state le elezioni politiche):
- Repubblica 617.155 copie
- Corriere 656.996
- La Stampa 311.559
Febbraio 2009 (dati più recenti che ho trovato):
- Reppublica 532.263 copie
- Corriere 608.778
- La Stampa 309.385
Si dirà che un calo è fisiologica nell'era dela crisi della stampa. Fatto sta che Repubblica è il quotidiano che perde più copie (-84.892). Il Corriere (-48.218) tiene bene e ancora meglio fa la Stampa, che ne perde solo 2.000. E le copie gratuite, che il Corriere distribuisce in maggior quantità, non giustificano il divario.
Quella di 19marzo09.blogspot.com era una provocazione e tale rimane, ma riflettere fa sempre bene. Magari anche prima di rispondere a un semplice blogger.
la perdita di copie non si giustifica solo con il "calo fisiologico generalizzato". ma neanche con "la linea politica". un dato interessante, ma soprattutto, importante quanto le vendite, è la raccolta pubblicitaria. per non parlare del sito internet. per valutaer il "consenso" occorre tenere presenti tutte le dimensioni
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