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mercoledì 29 aprile 2009

Parliamo di Bande Nere


Paolo Berizzi, autore del libro "Bande nere" risponde alle domande di 19marzo09. A cominciare dal perchè in questi anni si scrive tanto di destra radicale.


"Io credo che essendo l'estremismo nero, soprattutto giovanile, un fenomeno in crescita - il termine giusto, forse, è recrudescenza -, la sensibilità giornalistica e letteraria rispetto a questi temi è cresciuta. La pubblicazione di libri e inchieste, di solito, è direttamente proporzionale alle (nuove) dimensioni di una tendenza, che sia sociale o politica o tutte e due le cose assieme non importa. Ci sono lavori editoriali che hanno puntato e puntano sui "neri" di ieri e altri che scelgono come focus i "neri" di oggi. Sono fotografie diverse di una realtà in continua e rapida
evoluzione".

Quali sono state la maggiori criticità nello scrivere Bande Nere?
"Riuscire a scardinare la tradizionale chiusura a riccio di alcune "bande nere" e, al contrario, fare la tara al neo-aperturismo "comunicativo" - a volte compiaciuto, accompagnato da una punta di narcisismo - di altre. E poi il combinare il materiale derivato dai racconti "in chiaro" dei protagonisti a quello ricavato dall'indagine del cronista che si presenta sotto mentite spoglie nei luoghi di aggregazione dei "fascisti del terzo millennio" ".

Dal suo libro non emergono giudizi "morali". Ora, può dire cosa pensava mentre parlava col naziskin di Merano, Andrea (il ragazzo che apre il libro), i ragazzi di Casapound, del Blocco Studentesco, del Vfs...?
"La scelta di non esprimere giudizi "morali" è la prima regola che mi sono imposto quando ho deciso di scrivere "Bande nere". Il giudizio ho preferito sospenderlo, non mi interessava fare un libro schierato e ho ritenuto che la mia opinione sarebbe stata inutile, deformante e controproducente ai fini dell'obbiettivo che mi sono posto: scattare una fotografia in movimento. Una fotografia non faziosa, in grado di raggiungere un pubblico ampio e di parlare di neofascismo giovanile anche al di fuori di quel perimetro di lettori interessati da sempre al tema. Parlando coi protagonisti del libro ho provato sensazioni diverse, spesso contrastanti: in molti casi ho avuto
conferme che attendevo, in altri sono rimasto sorpreso. Dal vuoto pneumatico - valoriale e culturale - alla violenza poliforme; dall'intraprendenza organizzativa all'abilità comunicativa; dalla
consapevolezza della militanza politica alla cieca adesione a pratiche e modelli improntati all'odio puro. Nelle "bande nere" di oggi c'è un po' di tutto questo, ed è questo mix che colpisce".

Qual'è il motivo principale per cui l'estrema destra gode di questo consenso?Quanto è frutto della crisi della sinistra?
"Il consenso crescente deriva da diversi fattori: il clima di paura e di ostilità che si respira in Italia e ,in generale, in tutta Europa, unito agli effetti derivanti dalla crisi economica forma un terreno di coltura per i nuovi nazifascisti. Il nuovo nemico non è più il comunismo ma
l'immigrato. Prevale lo slogan "salvo me stesso a scapito di chi sta peggio di me". Riaffiorano con forza spinte nazionaliste, protezioniste, xenofobe. C'è, in generale, uno spostamento a destra di tutta la società. La crisi della sinistra è un altro fattore determinante: c'è stata una "resa"
progressiva, negli ultimi anni, della sinistra in tutti i suoi strati: da quella riformista a quella movimentista dei centri sociali. Molti spazi sono stati lasciati vuoti, altri temi abbandonati: e l'estrema destra li ha cavalcati".

Dopo ogni azione violenta o quando si organizzano convegni che hanno per protagonisti associazioni di destra (penso agli incidenti scoppiati alla Sapienza o al meeting organizzato di recente a Milano) si riapre il dibattito sulla costituzionalità di certe organizzazioni. Personalmente
credo che sia tardi per far rispettare l'articolo 139 della Costituzione. Le chiedo, da un punto di vista giuridico, che fare?
"Il punto è proprio questo: io credo che non sia mai troppo tardi per far rispettare i principi della Costituzione e cioè il fondamento della nostra democrazia. Ci sono poi altre leggi, nel nostro ordinamento, che impediscono manifestazioni e simboli che si richiamano al ventennio nazifascista. Basterebbe, semplicemente, banalmente, vietarle. Ma per prevenirle occorre
studiare da vicino i movimenti e le formazioni politiche che le organizzano".

Forza Nuova, Casa Pound e Blocco Studentesco (solo per citare degli esempi) stanno costruendo una base di consenso duratura o tutto svanirà velocemente? In sostanza, quanto durerà questo fenomeno?
"Alcune realtà, quelle capaci di costruire un progetto largamente condiviso e improntato su temi sociali "seri" - temi sui quali i cittadini chiedono delle risposte - dureranno. Altri si sgonfieranno e, temo, lasceranno spazio al libero diffondersi di quegli istinti violenti che già oggi, in parte,
fanno loro da contorno".

Molti degli aderenti a queste formazioni sono giovani. Chi sono i loro "miti"?
"C'è molta confusione. I padri culturali del passato, da Evola a Pound per citare gli esempi più banali, resistono ma mischiati a nuovi punti di riferimento. La galassia nera è estremamente composita e eterogenea. Ci sono fascisti del terzo millennio che sparigliano volentieri: studiano Che Guevara e seguono Saviano. Altri che continuano a inzuppare i loro ideali nei miti tradizionali: Mussolini, Hitler e tutti i dittatori del secolo scorso. Ci sono forme fossilizzate che convivono con forme nuove, a volte persino prese in prestito dalla sinistra".

Lei descrive come in alcune zone d'Italia sia il nazismo ad attirare più ancora del fascismo. E' questa una tendenza che rimarrà marginale all'interno del radicalismo di destra o si allargherà?
"Osservando quello che sta accadendo in Europa e, per esempio, anche nell'ex Unione sovietica, temo sia un processo inquietante che si sta allargando facendo nuovi proseliti".

Il successo delle organizzazioni di destra alle elezioni studentesche è stato sorprendente. I licei, e non meno le Università, sono sempre stati un baluardo della sinistra: cosa è accaduto?
"I collettivi di sinistra, il movimentismo "rosso" ha il fiato corto da qualche anno. Le sigle di destra ne hanno approfittato. C'è stata e c'è una rincorsa ad occupare spazi lasciati liberi. Viene da chiedersi perchè alcuni modelli "di sinistra" copiati dalle organizzazioni studentesche di destra
abbiano preso a funzionare a pieni giri una volta rielaborati da chi, di fatto, fino a ieri non li condivideva o addirittura li contrastava".

Infine, la nascita del Pdl libera degli spazi politici alle organizzazioni alla destra del nuovo partito?
"Sicuramente. Fini ha detto: il Pdl non sarà un partito di destra. Mi chiedo: sotto quale tetto andranno i 150 mila giovani italiani sotto i 30 anni che vivono nel culto del fascismo o del neofascismo? Ci sono cinque partiti ufficiali che oggi li rappresentano. Credo che il peso specifico di alcuni di questi movimenti crescerà. E le "bande nere" si allargheranno"

1 commento:

  1. Milano, 7 maggio 2009

    Roberto Jonghi Lavarini, rende noto di aver già provveduto ad adire le competenti Autorità Giudiziarie, sia in sede civile che in quella penale, a ministero dell’Avv. Simone Andrea Manelli, per le gravissime lesioni alla propria reputazione, politica e privata, e del proprio nome, causate dai contenuti gravemente diffamatori, in quanto falsi e frutto di mera fantasia, degli articoli pubblicati in data 17 e 18 Marzo 2009 sul quotidiano La Repubblica - Gruppo Editoriale l’Espresso SpA ed a firma di Paolo Berizzi, nonché all’interno del libro “Bande Nere” sempre di Paolo Berizzi ed edito da Bompiani – R.C.S. Libri Spa.

    Nonostante le richieste di rettifica, né il quotidiano La Repubblica né, tantomeno, R.C.S. Libri Spa, si sono minimamente preoccupati di verificare l’attendibilità e la fondatezza di quanto contestato ed a firma di Paolo Berizzi.

    “Ha ragione il Presidente Silvio Berlusconi a condannare duramente le continue menzogne e le sistematiche mistificazioni della sinistra (comunista, giacobina e radical-chic), ben rappresentata da La Repubblica, volte a colpire gli avversari politici, distorcendo completamente la realtà. Menomale che Silvio c’è…” questa la dichiarazione di Roberto Jonghi Lavarini.

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