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lunedì 13 aprile 2009

Dove sono gli ultrà?


Dove sono gli ultrà? E' un vecchio coro che molti tifosi cantano alternando le parole con il battito di mani. Di solito viene urlato appena scesi dai pullman o dai treni che li hanno portati in trasferta. E' un richiamo guerresco che invita gli ultras della squadra avversaria a uscire allo scoperto incitandoli allo scontro.


Mi è venuto in mente leggendo il libro Ultras. Identità, politica e violenza nel tifo sportivo da Pompei a Raciti e Sandri di Maurizio Stefanini di cui 19marzo09 si era già occupato in un precedente post.


Le sensazioni già espresse sono confermate. Il libro non aggiunge nulla di nuvo al dibattito intorno al fenomeno ultras. In più con una grande equivoco. Sotto l'enorme titolo scritto sulla copertina, Ultras appunto, seguono 183 pagine che con gli ultras hanno poco a che fare. Si parla molto di storia sociale del calcio in Italia e nel mondo, dall'antichità ai giorni nostri.


L'intento dell'autore è forse quello di trovare un filo rosso che unisca la rivolta di Nika ai fatti di Catania, la squalifica dello stadio di Pompei all'allontamento dalle competizioni europee delle squadre inglesi dopo i fatti dell'Heysel. Come a dire gli "ultras" ci sono sempre stati e ovunque si sia svolta una manifestazione sportiva di ogni genere.


L'idea di fondo potrebbe anche essere condivisibile e i fatti stanno lì a dimostrarlo: la sparatoria del 1905, la finale della Lega Nord tra Genoa e Bologna del 1925 giocata a porte chiuse per gli incidenti scoppiati tra i tifosi in un precedente incontro. Ma mettere in un unico calderone la torcida brasiliana e il caso della guerra nella ex Jugoslavia iniziata dagli spalti dello stadio, il conflitto tra Honduras e San Salvador scaturito anch'esso da una partita e i primi scontri tra tifosi in Italia agli albori del '900 sembra eccessivo. Oppure bisognava trovare un altro titolo al libro.


Il fenomeno ultras è circoscrivibile in un preciso spazio temporale e geografico: inizia alla fine degli anni '60 per durare fino ai giorni nostri e si sviluppa esclusivamente in Italia. Tutto il resto è altro.


Il pregio del libro è quello di narrare molti fatti (anche se qualsiasi persona appassionata del tema già conosce) e di farlo con gli occhi del cronista, senza mai lasciarsi andare in giudizi di condanna o di assoluzione. Chi non conosce molto il tema potrà leggere di tutti i morti di calcio in Italia e molte altre storie di calcio e violenza (ma non di ultras) da tutto il mondo.

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