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lunedì 11 maggio 2009

Nicola Rao...e la celtica


Con Nicola Rao, si conclude (per ora) la seria di interviste agli scrittori che in questi anni si sono occupati di neofascismo. Anche all'autore di "La fiamma e la celtica" e " "Il sangue e la celtica", è stata chiesta per prima cosa perchè in questo momento la produzione editoriale sull'estremismo di destra è così ricca.


Per rispondere alla sua domanda, anzitutto c'e' una motivazione di ordine strettamente commerciale , nel senso che, dopo il boom di vendite e di critica di "Cuori neri" (uscito nel gennaio 2006), il mondo editoriale e giornalistico si e' reso conto che il neofascismo 'tirava'.a livello di vendite. Di qui le decine di libri (qualcuno di buon livello, altri molto meno interessanti) sull'argomento che si sono succeduti negli ultimi tre anni. Insomma: "Cuori neri" ha scoperchiato un mondo di lettori che fino a quel momento era assolutamente sommerso rispetto al mercato editoriale, che si e' mosso di conseguenza.
Bisognerebbe piuttosto capire perche' "Cuori neri" ha avuto questo merito. E perche' soltanto nel gennaio 2006. Non c'e' dubbio che sia dipeso, in gran parte, dalla capacita' di Luca Telese nel raccontare, senza demonizzarle, le storie dei morti di 'serie b', quelli di destra. Ed averlo fatto con una casa editrice di spessore nazionale, la Sperling& Kupfer, che, facendo parte del gruppo Mondadori, dispone di una distribuzione capillare e diffusa su tutto il territorio. A questo dobbiamo aggiungere che, in un clima distaccato e postideologico, lontano dai furori degli anni 'caldi', erano maturi i tempi per una riflessione piu' distaccata sui morti 'probiti' della guerra per bande. Ultimo elemento, secondo me importante: la storia politica di Luca Telese, dichiaratamente di sinistra, che ha contribuito a rendere piu' credibili le tremende vicende narrate in "Cuori neri". Anche "La fiamma e la celtica", che e' stato un buon successo editoriale, non avrebbe avuto i consensi che ha avuto, se prima non fosse uscito "Cuori neri".
Alcuni parlano dell’attualità, altri invece ripercorrono la storia del neofascismo. Perchè proprio ora molti autori, tra cui lei, sentono l’esigenza di ripercorrere gli “anni di piombo” visti da destra?
Delle motivazioni che spingono alcuni autori (ripeto, non tutti) a scrivere soltanto ora sul e del neofascismo, credo di averle gia' risposto. Per quanto mi riguarda, 'La fiamma e la celtica' e' il lavoro di una vita, iniziato nel lontano 1987, che ha visto il suo compimento e la sua maturazione nell'inverno-primavera del 2006, per essere pubblicato, volutamente, a meno di due mesi dal sessantennale della nascita del Msi, proprio per tracciare il bilancio di oltre mezzo secolo di storia del neofascismo italiano.

Quali sono state le difficoltà maggiori nello scrivere “Il sangue e la celtica” e prima ancora“La fiamma e la celtica”?
Beh, devo dire che difficolta', nello scrivere 'La fiamma e la celtica' non ne ho incontrate. Del resto quel libro e' una fotografia, in molti casi una autorappresentazione, delle tante vicende, storie e situazioni che hanno caratterizzato il neofascismo nostrano. Diverso il discorso per 'Il sangue e la celtica', visto che affronta l'aspetto armato e terroristico e non, come il precedente, di quello politico e culturale. E', il secondo, un libro investigativo e di scavo nel ventre piu' profondo del neofascismo armato. E, coprendo un ventennioo che va dai primi anni cinquanta alla meta' dei settanta, inevitabilmente si occupa dei tentati golpe e, soprattutto delle stragi. Tema quantomai scabroso, ancora oggi, per la destra radicale. Ecco, da questo punto di vista, le difficolta' non le ho tanto incontrate durante il lavoro di ricerca e ricostruzione, ma dopo l'uscita del libro, quando sono stato oggetto di insulti e offese da parte di alcuni settori dell'estremismo nero.

Riusciremo, noi italiani, ad avere una memoria e una verità condivisa sugli “anni di piombo”?
Al momento, sulla questione, sono alquanto pessimista. Del resto, se, a distanza di 64 anni dalla fine della guerra, ci si divide per venti giorni sul 25 aprile, figuriamoci se si possa arrivare ad una memoria condivisa per fatti ben piu' recenti...

E' da poco passato proprio il 25 aprile. Cosa ne pensa del disegno di legge 1360 che equipara i partigiani ai repubblichini?
Un disegno di legge condivisibile, sopratutto nel suo spirito (che, vorrei ricordarlo, era stato firmato anche da tre parlamentari del Partito Democratico). Del resto, mi sembra che anche il Capo dello Stato abbia detto che ci vuole rispetto e pieta' per tutti i combattenti, anche per chi lo fece ''dalla parte sbagliata, ma in buona fede''. Ecco, quella proposta di legge andava in questa direzione. Nient'altro.

Tre domande sul neofascismo. Le organizzazioni della destra radicale godono di ottima salute: aumentano i consensi e conquistano spazi che fino ad ora erano stati inaccessibili, come i licei. Secondo lei, da dove deriva questo consenso?
Non vorrei contraddirla, ma che i movimenti giovanili di destra ed estrema destra siano stati presenti nelle scuole e negli atenei, spesso con iniziative rumorose e provocatorie, attirando un certo numero di giovani militanti e simpatizzanti, e' cosa vecchia quanto la storia del neofascismo, che e', fondamentalmente, una storia di giovani. Ma da qui a dire che le organizzazioni neofasciste godono di ottima salute e aumentano i consensi ce ne corre. Basta vedere le percentuali residuali che raccolgono in tutte le competizioni elettorali...
Tra i militanti neo fascisti degli anni di piombo e quelli di Forza Nuova e Casapound dei giorni nostri ci sono differenze abissali. E' possibile pero tracciare una linea di continuità sull'identikit del militante della destra radicale?
Sinceramente, non vedo molti punti di contatto tra i militanti dela destra radicale di 30 anni fa e quelli di oggi. Troppo diversi sono il quadro politico, il contesto storico e sociale, la realta' economica e culturale nella quale operano i militanti di oggi rispetto a quelli dell'epoca. Direi che c'e' pero' un filo nero. Ed e' costituito dai leader, che sono gli stessi. 30 anni fa Terza Posizione era guidata da Peppe Dimitri, Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi. Ed oggi, dopo tre decenni, Fiore e' il leader di Forza Nuova e Adinolfi il 'guru' dei centri sociali di destra che ruotano intorno a Casapound...

La nascita del Pdl libera degli spazi politici alle organizzazioni alla destra del nuovo partito?
Chi puo' dirlo? Personalmente ci credo poco, ma...chi vivra' vedra'.

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