"Scusate ma ora devo andare". Quando la signora ha pronunciato queste parole, l'uomo della scorta era già sparito con il carrozzino oltre il cancello. E lei, con gli occhi gonfi di lacrime e il proprio bimbo stretto al petto, non sapeva se crederci o no. Ci aveva già provato stamattina, ma era andata male. Stasera si è ripresentata sotto palazzo Grazioli e ha aspettato. Il presidente del Consiglio era dentro per decidere sulle candidature per le prossime elezioni regionali insieme ai coordinatori del partito. Lei fuori con il suo carico di problemi che non ha voluto raccontare a nessuno. Ha avuto la pazienza di aspettare. Un'ora. Un'ora e mezza. Poi la scorta ha bloccato la strada e si è schierata. Era il segnala della partenza del Presidente. Lui era nella seconda macchina. Il corteo era formato e si è avviato. Poi lo stop. Quattro, cinque macchine tutte di color scuro e coi vetri impenetrabili ferme. Lei immobile. Forse convinta dalle parole di un uomo della scorta che poco prima che il Presidente uscisse, si era avvicinato al suo orecchio a dirle "Non provare a rifare quello di stamattina. Hai pure tuo figlio in braccio. Stai attenta. Non lo fare perchè tanto io ti blocco". Lei aveva avuto il coraggio di sussurrare solo poche parole "Ma io ho dei problemi". Poi l'uomo della scorta si era fatto meno duro, ma cinico: "Signora, in Italia siamo 60 milioni. Se tutti quelli che hanno un problema cercassero di buttarsi sotto la macchina del Presidente...Non si può fare".
Quando dalla seconda macchina ferma è sceso il Presidente, tutte le persone che si erano fermate per vedere il passaggio del corteo avevano uno sguardo a metà tra la curiosità e la sorpresa. Lui l'ha cercata con lo sguardo. Le ha fatto segno di avvicinarsi. La scorta che in pochi secondi si era stretta intorno al Presidente l'ha fatta passare. Poche parole. Un bacio sulla fronte del pupo. Poi le lacrime che scendono sul viso mentre il corteo riprende il via.
"Signora, cosa le ha detto?". "Che mi aiuta. Mi ha detto di salire e mi ascolterà. Ora scusate ma devo andare".
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