Ho letto con interesse l'articolo di Maria Laura Rodotà sul "Corriere della Sera" di qualche giorno fa dal titolo "L'amicizia svuotata ai tempi di Facebook". Me lo aveva segnalato anche un mio amico, Luca.
La tesi dell'autrice è comprensibile sin dal titolo. Facebook crea un'area d'incontro virtuale che toglie spazio e tempo agli incontri reali svuotando così di senso le relazioni umane. Penso che il mio amico Luca abbracci totalmente questa tesi.
Personalmente colgo un errore nella'approcciarsi al fenomeno Facebook (errore che trovo sia nell'autrice del Corriere sia sui molti commenti che ho trovato nel web). Molti, quasi tutti, tendono ad assolutizzare questo social network. Facebook male assoluto, Facebook bene assoluto, Facebook creatore di reti sociali, Facebook distruttore di amicizie vere, Facebook ci "costringe all'isolamento delle nostre caverne elettroniche", Facebook una finestra capace di costruire relazioni con il mondo intero.
E se Facebook non fosse nulla di tutto questo?
"L’amicizia al tempo di Facebook: non più una frequentazione continua fatta di serate, discussioni, reciproche consolazioni. Casomai, un dialogo virtuale fatto di battute tra individui che quando va bene si sono visti due volte". Leggendo le prime righe del pezzo della Rodotà mi è venuta in mente ciò che avevo vissuto appena la sera prima.
Il mio pc era acceso e come spesso accade era aperta anche la pagina di Facebook. Rimane aperta per praticamente tutto il tempo in cui è acceso il pc. "Ridotta a icona", come dice il linguaggio del computer. Mi ha contattato un amico sulla chat chiedendomi se volevamo andare al cinema quella sera. Gli ho detto che avrei controllato orari e cinema e gli avrei fatto sapere. Lui è tornato al suo lavoro. Quando io ho finito la mia ricerca l'ho ricontattato e ci siamo dati appuntamento per la sera. Abbiamo visto il film eppoi ci siamo seduti davanti a una birra a commentare la pellicola appena vista, a discutere di politica, a chiacchierare del lavoro e farci confidenze sulle rispettive situazioni sentimentali. Il giorno dopo su Facebook abbiamo postato molti video del film che avevamo visto per far sapere ai nostri amici che lo avevamo apprezzato.
Facebook ha distrutto il mio senso dell'amicizia?
Però la Rodotà coglie un aspetto vero (quello condiviso anche dal mio amico Luca). Ci sono persone che scambiano la piazza virtuale di Facebook per una piazza reale, riempiono la loro solitudine con il tasto "aggiungi un amico".
Ma Facebook è un mezzo e non possiamo prendercela con il mezzo se le persone ne fanno un uso sbagliato. Sarebbe come arrabbiarsi con l'automobile dopo che un pazzo ci è venuto addosso a 150 kmh.
Su questo blog ho trovato un paragone che ritengo molto vero. "Ciascuno di noi aveva agendine scritte a mano con i numeri di telefono ed indirizzi di una miriade di persone: alcune erano amici veri, altri conoscenti occasionali, altri familiari più o meno evitabili o evitati. La rubrica di Facebook funziona nello stesso modo, e se qualcuno pensa che tutti i suoi contatti su Facebook o tutti i numeri che ha nell’agendina scritta a mano siano gli amici del cuore, forse il problema è che lui ha uno strano concetto di “amicizia”, e tende a considerare “amico” chiunque gli rivolga la parola in bus per un secondo e mezzo".
E' vero. Anche io su Facebook ho "solo" 190 amici (191 se la Rodotà mi accetta la richiesta che le ho appena fatto). Molte non le conosco e non le ho mai viste (e forse mai le vedrò), ma attraverso Fb ho rivolto loro domande e ricevuto risposte, mi sono stati segnalati articoli interessanti da leggere e io ho pubblicizzato questo blog nelle loro bacheche. Anni fa non avrei potuto farlo.
Non sono amici. Vogliamo chiamarli contatti? Si, sono d'accordo, sarebbe meglio chiamarli contatti. Ma alla fine che cambierebbe?
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questo accade quando i giornalisti inveci di fare divulgazione -lasciando i giudizi a chi studia gli argomenti di cui trattano i loro pezzi- vogliono dire la loro. Il 99% del giornalismo italiano è .questo. Ideologico, parziale, superficiale. se poi dicono anche alcune cose giuste, questo no cambia il fatto che c'è una perniciosissima presunzione dei giornalisti
RispondiEliminaCarino l'esempio della birra con l'amico...
RispondiEliminaE' proprio così...facebook, come tanti altri social network, può essere utilizzato come spunto per fare altre mille cose (leggere libri, condividere video, darsi appuntamento per uscire...)Il punto non è mai il mezzo, ma come le persone lo sfruttano.
Certo mi chiedo...ma le tante persone che vedono in facebook un microcosmo più stimolante e ovattato della realtà che c'è fuori, cosa farebbero in assenza di questo e altri social network?
Si chiuderebbero in casa senza amici o troverebbero la forza di affrontare quello che c'è fuori?
Mi limito a esprimere il mio pensiero: la principale buccia di banana offerta da fb è quella di creare, o ricreare, o alimentare, o rinsaldare, rapporti che sono virtuali, quindi totalmente farlocchi, MA, come nel caso del cinema, che hanno effetto anche sui rapporti reali.
RispondiEliminaNel caso del cinema questo effetto è positivo. In tanti altri casi, credo la maggioranza, è negativo.
mi permetto di fare una critica (spero costruttiva) proprio su come è stato posto il problema: questo suo titolo (amici e nemici di fb) sfrutta la contrapposizione, una sorta di figura retorica che il sistema dei media usa spesso (soprattutto nei titoli).ora, funzionerà pure, ma, mi chiedo, sarà corretto? credo di no, perché pone fin dal principio una contrapposizione che non si sa se ci sia o meno, che non si sa se sia legittima o meno. perché amici O nemici? non mi sembra un modo costruttivo di approcciare i problemi. non vorrei esagerare, ma si rischia di creare quel germe che poi infesta i classici talk-show nostrani, dove è il conflitto che anima la discussione compromettendo ineludibilmente il dialogo, semplificando eccessivamente. non so, ma mi piacerebbe che anche qualche "giornalista vero" dica la sua, se c'è.
RispondiEliminaConcordo pienamente col commento do Matteo. Ma il titolo è proprio la messa in scena della contrapposizione in atto su Facebook e che io nel mio pezzo cerco di smontare. Il titolo viene proprio dal fatto che, come scrivo poi nel blog, Fb o si ama o si odia. Ed è un atteggiamento che non permette di capirne fino in fondo il fenomeno.
RispondiEliminaio odio fb. mi fa schifo, personalmente. mi fanno schifo i commenti tipo "marco travaglio da oggi è single", dati in pasto al web; mi fanno schifo le foto fatte in qualsisi inutile einsignificante affratto del mondo solo per la libine di metterle su fb il giorno dopo: mi fa schifo l'invasamento che rincretinisce il 90% dei suoi utenti; mi dà noia la retorica 'però si può usare bene, disciplinatamente, con correttezza, oh che bello prendiamo il tè su fb. detto questo fb c'è ed è per questo che io -magari in modo eccessivamente radicale - mi interrogo spesso su sto cazzo di social network e osservo la gente che lo usa. anche quella che lo usa con un po' di senno, nonn come un surrogato sociale, o peggio ancora, verbale.
RispondiEliminaho scritto questo a mario tedeschi lalli sull'argomento:
caro prof,
lungi da atteggiamenti di puro riufiuto, rivendico, per lo meno, il beneficio del dubbio. esiste una sorta di mistica di facebook per cui chi si mostra dubbioso viene additato come un pericoloso reazionario inconsapevole della direzione che sta prendendo il mondo. mi pare che questa sia una visione un po' miope: voglio semplicemente mantenere uno spirito critico e rifuggire dalle ideologie mitizzanti. anche perchè, dietro a facebook, nonostante gli indubbi aspetti propositivi e di contatti professionali, alberga, questo si, un processo di progressivo svuotamento delle relazioni sociali. che non è la conseguenza degli ultimi due decenni, ma forse, spingendosi un po' più in là, frutto di un secolo di decisive trasformazioni sociali, dove ogni tipologia di 'rapporto' ha subito modifiche decisive.
ripeto quello che le avevo detto in classe (e la prego di credervi): da un punto di vista molto più vicino a fbook del suo (solo perchè sono un po' più giovane), lungi da qualsiasi 'teoria', le assicuro che il delirium tremens giovanile (e non) su fbook è cosa davvero sorprendente. basta osservare i miei coetanei, anche allievi ifg: tornano a casa e, dopo una giornata passata davanti allo schermo di un computer, quasi tutte le sere, si rintronano per due-tre ore su fbook. pensi un po' a casi ben peggiori... dove, si, "nell’isolamento delle nostre caverne elettroniche, armeggiamo con i tanti piccoli pezzi di connessione come una bambina solitaria gioca con le bambole".
difficile dire se nell'articolo di ml rodotà ci sia della ragione; impossibile affidarsi alle verità scientifiche dei detrattori di fbook e della cultura multimediale tout court (soprattutto per un giornalista). però quello che vedo, nella gente, in chi mi sta attorno, nelle persone a cui voglio bene e negli sconosciuti, è un tentativo continuo di riempire i propri vuoti. e fbook, con l'illusione di 'to be always in touch' e con l'ansia di far sapere al mondo qualsiasi tuo irrilevante spostamento o stato d'animo, mi sembra una perfetta scorciatoia per colmare queste lacune"
Ho cercato un link per fare il trackback ma non lo ho trovato. Il mio post, nato dalla mail di Luca, lo trovate qui: http://bit.ly/6DELZL
RispondiEliminaBuon anno a tutti!
Ho addestrato bene il mio ex-coinquilino...
RispondiEliminaQuesto per dire che mi trovo pienamente d'accordo con Francesco. E che in parte sorrido e in parte mi irrito di fronte a pezzi (più che altro sermoni vuoti di senso) come quelli di miss Rodotà. Pura e vana (e vanitosa) retorica. Che genera allarmismi senza senso. Che assolutizza un fenomeno che ha mille facce, puntando il dito sulle patologie socio-relazionali che fb può creare facendone il leit motiv di una generalizzazione sbagliata già nelle fondamenta.
So di essere visto (molto a torto e poco a ragione) come un "feisbuccàro" di primo livello, e so ancora più per certo che questa mia presa di posizione non sorprende nessuno. Ma sono il primo a dire che fb è come una moneta. Ha due facce. Una buona, utile, a suo modo divertente. E una cattiva, subdola e a suo modo alienante. Fare articoli solo sulla seconda è professionalmente riprovevole. Il resto l'ha già spiegato Francesco, e pure molto bene.
Personalmente sono d'accordo Francesco, e trovo pressochè inutili le prese di posizione radicali contro questo social network che pare esser divenuto il demone dei giorni nostri.
RispondiEliminaIl problema non risiede in fb ma nelle persone,come dice giustamente F.: chi aveva difficoltà a relazionarsi nell' era precedente a fb le avrà anche oggi.
Vogliamo dire che il termine "amico" viene utilizzato in modo improprio dai creatori di fb? Mi sta bene. Vogliamo dire che spesso quest' ibrido tra una chat e un myspace inchioda il nostro culo alla sedia facendoci perdere del tempo? Va bene anche questo. Ma che senso ha impostare una discussione come " l'amicizia ai tempi di fb" , o roba simile ?
Fb non ha alterato la mia scala di valori, non mi ha fatto perdere la bussola riguardo il concetto di amicizia.Sono tutte chiacchere. Esistono semplicemente individui poco inclini alla socialità che talvolta cercano di colmare il gap tramite uno strumento come il suddetto.
Per il resto delle persone penso sia un modo semplice e talvolta divertente di comunicare e/o restare in contatto.
Individuo un problema invece nelle persone strenuamente contrarie a fb, che spesso trasformano la loro posizione in una lotta tra conformismo e anticonformismo. " Non avere facebook " per alcuni di questi individui diventa quasi una " garanzia " personale, un baluardo di autenticità a fronte dei milioni di utenti che invece hanno scelto di uniformarsi...