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venerdì 2 ottobre 2009

Libertà di (conferenza) stampa

Domani si svolgerà a Roma una manifestazione per la libertà di stampa. Le posizioni in campo sono chiare: il Gruppo editoriale Espresso, supportato da "L'Unità", da una parte, il Governo (banalizzando), dall'altra. Per semplificare, si rinnova lo schema che l'Italia si ritrova davanti da circa vent'anni a questa parte: con Berlusconi o contro Berlusconi. Sullo sfondo stavolta non i guai giudiziari del premier, ma la sua vita privata fatta di festini, più che di feste.

Come sempre, la "linea editoriale" di questo blog non è quella di fornire verità, ma alimentare dubbi.

Sulla libertà di stampa si possono spendere parole bellissime. Tutte vere. Tutte sacrosante. Ma vorrei un attimo girare la medaglia. E dietro questa medaglia personalmente ci vedo servilismo.
Quel servilismo che ci impone una censura personale ancor prima di una censura esterna. Quel servilismo diventato ormai abitudinario nei comportamenti di molti giornalisti. Ma non solo.

Oggi ero alla conferenza stampa del ministro Frattini a conclusione della riunione del Consiglio dei Ministri. Fuori un senatore dell'Italia dei Valori, Stefano Pedica, che protestava a favore dello scioglimento del comune di Fondi. Il senatore già altre volte aveva occupato simbolicamente la sala stampa. Stavolta no. Divieto assoluto.

Il senatore ha provato entrare e ci sono stati momenti di tensione con la polizia che impediva il passaggio.

Dentro la sala stampa c'era un uomo (forse il responsabile della sala o della sicurezza, non so bene) che sotto i suoi capelli perfettamente pettinati all'indietro, immobili nel loro ordine, si preoccupava che dentro non arrivasse la voce della protesta e dei disordini. Invitava con toni poco garbati a rivolgere lo sguardo verso il banchetto della conferenza, intimava verso gli obbiettivi degli operatori di cambiare bersaglio, bloccava fisicamente i giornalisti che volevano avvicinarsi alla scena, ordinava ai commessi si alzare l'audio della filodiffusione per coprire la voce del senatore, comandava di chiudere le finestre quando un gruppetto, sempre dell'Italia dei Valori, ha cominciato a urlare "verità, verità".

Intendiamoci, probabilmente quell'uomo stava solo facendo il suo lavoro. Ma è altrettanto chiaro che con tutto il suo zelo volesse fare anche un favore a qualcuno.

Ecco, io dietro la medaglia della libertà di stampa ci vedo quest'uomo. Intento a far si che lo spettacolino vada avanti senza interruzioni, senza disturbi. Impegnato perchè il potere si accorga di lui e magari lo premi. Un uomo che crede stare dalla parte del più forte convenga di più che stare dalla parte del più debole.
E quel uomo è in ognuno di noi.


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5 commenti:

  1. D'accordo con il tuo commento sull'uomo coi capelli perfettamente pettinati all'indietro. Ho visto anch'io il comportamento sprezzante degli addetti alla sicurezza.
    Nel titolo però scrivi "libertà di (conferenza) stampa". Il senatore Pedica questa libertà nell'ultimo mese l'ha sempre tolta, occupando tutte le volte la sala stampa del Consiglio dei Ministri. L'Idv protesta con lo scopo di protestare, usando toni e termini da bar dello sport.
    Che vantaggio ne trae l'informazione dall'impedire ai ministri di parlare e rispondere alle domande dei giornalisti? Che ci guadagnano gli elettori e i cittadini? Nulla. Le sue occupazioni servono all'Idv per raccogliere i voti degli antiberlusconiani e dei delusi. E allora, bloccare una conferenza per scopi di partito ha qualcosa di democratico? E l'Idv che non garantisce la libertà di conferenza stampa è qualificata per manifestare domani in favore della libertà di stampa?
    Aver impedito che Pedica occupasse ancora la sala stampa significa aver difeso (un po') democrazia e libertà.
    Fabio

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  2. "Quell'uomo è in ognuno di noi". Fortunatamente, non credo proprio.
    Comunque la manifestazione non l'ha promossa il gruppo l'Espresso, bensì la Federazione Nazionale della Stampa.

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  3. In Italia da decenni si è creato un equivoco: occupare un luogo pubblico (una sala stampa, i binari del treno, una scuola, un'università) è considerato dagli occupanti e dai media un "atto simbolico". Simbolico di che cosa esattamente? Quale diritto si esercita con questo gesto? La libertà di manifestare il proprio pensiero forse? E questa libertà siamo sicuri che si esprima impedendo le libertà altrui (di prendere il treno, di andare a scuola, di fare una conferenza stampa)? Occupare un luogo pubblico è un atto illegale, che fa passare automaticamente in secondo piano le ragioni di chi protesta.

    @ Matteo: la manifestazione non sarebbe mai nata se Berlusconi non avesse querelato Repubblica. Non raccontiamocele, please.

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  4. Scusate. L'obbiettivo del post non è difendere Pedica o dimostrare la legittimità o illeggitimità di occupare uno spazio pubblico. Il post è su quell'uomo "che sotto i suoi capelli perfettamente pettinati all'indietro, immobili nel loro ordine" che è, secondo me in ognuno di noi. Quel maggiordomo intento a tenere la casa più pulita e ordinata possibile per compiacere il "padrone". Quell'uomo è la nostra coscienza che spesso ci indica un comportamento prima che ce lo impongano. Quell'uomo è l'auto-censura che spesso, molto spesso, arriva prima della censura "istituzionale".

    19marzo09

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  5. @Luca: non tutto ciò che è illegale è sbagliato. Immagina un mondo, per dire, senza Martin Luther King, finito in galera varie volte... Certo, molto spesso certe manifestazioni sono spoporzionate.
    @Luca: non me la racconto. in piazza ci saranno quelli dell'Espresso, ma anche molti, molti altri. che non necessariamente votano a sinistra, o pd, o di pietro; che non necessariamente comprino repubblica, ecc..

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